La Cavalcata dell'Assunta

“Oh, come il passato dolcemente favella su da queste faticate pergamene, in cui il magistero di un’arte delicata e paziente serba per noi come un’indelebile incanto!”

Giuseppe Branca 1923

Ogni anno a Fermo, la sera della vigilia della Festa dell’Assunzione di Maria, si rievoca un antico corteo: la Cavalcata dell’Assunta.

Il culto della Vergine Maria ha origini remote, basti pensare che già nel V secolo sorgeva sul Girfalco la prima cattedrale dedicata all’Assunta, “Santa Maria in Castello“. Risalgono all’anno Mille i primi documenti scritti che fanno riferimento alla festa dedicata alla Vergine Maria, patrona della città e della diocesi, pur senza specificare in che cosa consistessero le celebrazioni. In un documento del 1182, Monterubbiano, Cuccure e Montotto, castelli “accomandati”, ribadivano l’impegno a portare ogni anno un palio a Fermo, in occasione della Festa dell’Assunta.

La Pagina Miniata

Il documento più significativo sulla Cavalcata è la “Pagina miniata” eseguita nel 1436 da Giovanni di maestro Ugolino da Milano, contenuta nel «Missale De Firmonibus», conservato nel Museo Diocesano di Fermo. In essa, abbiamo una rappresentazione visiva, un’immagine della Cavalcata, come se fosse una fotografia scattata con i mezzi dell’epoca. Dopo gli Statuti e la Pagina miniata ci sono numerosi Ordini di sfilata, il più antico dei quali è del 1638, che attestano la composizione del corteo.

Quando nel 1436 Giovanni di maestro Ugolino da Milano, abitante a Fermo in contrada San Bartolomeo, verga di sua mano la pagina miniata del Messale de Firmonibus con la rappresentazione della Cavalcata in onore dell’Assunta, mette inequivocabilmente in risalto la patrona fermana nel giorno della sua festa. Vivendo quel momento fatidico di un’estate del tardo Medioevo egli fissa con i suoi occhi la gioia del popolo, ode con le sue orecchie le nenie delle ciaramelle e il ciondolante ritmo dei tamburi, l’incalzante risuonare delle campane di Santa Maria in Castello: l’irrefrenabile tumulto di folla spinge in alto verso il Girfalco la gloria e la fede, l’orgoglio e l’umiltà della città unita nell’abbraccio materno e protettivo della Vergine. Quando poi al ricordo epico o religioso si aggiunge anche la memoria visiva di quei lontani eventi attraverso una vera e propria istantanea, benchè fissata su supporti di allora, ovvero sulla pergamena, ebbene lo sforzo di coloro che si calano nei panni antichi ha un significato ancora più denso. Rievocare assume allora la valenza piena del rivivere, del folgorante riapparire. La sottile venatura di rimpianto del rimembrare deve allora assumere una sfumatura più gaiamente medioevale. Quell’agrodolce miscela di sacro e profano che suggella la pagina miniata del “Messale de Firmonibus” ci lascia esterrefatti, ma avvinti da un’indubbia verità. La forza di quei tratti miniati ci riporta a istintivi comportamenti, a fragorosi schiamazzi, a felicità incontenibile di folla sia povera che notabile. Questo e altro ancora il nostro provvido maestro Vannici ha immortalato affinchè la memoria non muoia, ma si rinnovi di anno in anno attraverso il laborioso lavoro del Consiglio di Cernita e delle contrade cittadine, impegnate a mantenere sempre vivo lo spirito della Cavalcata. E’ impossibile non rimanere coinvolti da quegli echi quattrocenteschi, benchè essi siano stati riverberati attraverso secoli successivi che hanno sviluppato differenti sonorità teatrali. Rievocare ogni anno la manifestazione vuol dire attestare la continuità storica della Cavalcata dell’Assunta, ma soprattutto la volontà di rinnovare la fede e la speranza ri-invocando l’intercessione della Santa Vergine protettrice del popolo fermano.

Luminaria, il Corteo Processionale

La Cavalcata dell’Assunta era il Corteo processionale in cui i principali partecipanti sfilavano a cavallo che, al lume di torce e di candele – veniva perciò anche chiamata “Luminaria”- la sera del 14 agosto, vigilia della festa, partiva dalla Chiesa di Santa Lucia, nella parte occidentale della città, risaliva lungo il Corso, faceva sosta in Piazza Grande, fino a giungere alla Cattedrale per offrire i tradizionali ceri e doni alla Patrona Celeste.

Il corteo era composto da tutte le Autorità cittadine: il Podestà, il Capitano del Popolo, il Vessillifero di Giustizia ed i Priori delle Contrade in cui era divisa Fermo fin dal 1251 (Castello, Pila, Campolege, San Bartolomeo, Fiorenza e San Martino). Seguivano i Delegati dei Castelli del Contado ed i Rappresentanti delle Corporazioni, “Arti”, sia artigiane che professionali.

Contrade: i cuori pulsanti del Palio

Il territorio fermano è composto da dieci Contrade che si dividono in due sottogruppi. Alle sei contrade “storiche” della città di Fermo, se ne sono infatti aggiunte altre quattro, dette ‘foranee’, ovvero i cui territori si trovano al di fuori delle mura del centro storico. Di queste ultime, due (Torre di Palme e Capodarco) sono definite Castelli, due sono invece dette Ville (Campiglione e Molini Girola).

SAN BARTOLOMEO
FIORENZA
CAMPOLEGE
SAN MARTINO
CASTELLO
CAPODARCO
TORRE DI PALME
PILA
CAMPIGLIONE
MOLINI GIROLA

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